giovedì 19 dicembre 2013

Lo stage dei record

Voi giovani e brillanti laureati in Giurisprudenza, su, che fate lì a perder tempo su internet?
Vi aspetta uno stage presso l'ufficio giudiziario!
No, no, non retribuito, che pretese.
E della durata di... 18 (diciotto) mesi.
Diciotto mesi sono un'eternità, ma se lo chiede il ministero della Giustizia, chi siete voi per tirarvi indietro?
Al termine, ricchi premi e la possibilità di far valere lo stage nei concorsi pubblici.
Se non vedete l'ora, o se non credete alle mie parole, ecco il link alla notizia.

martedì 12 novembre 2013

Diritto di sciopero

Venerdì c'è sciopero anche a scuola di mia figlia.
Si entra un'ora dopo, si esce un'ora prima, non c'è il pasto: quindi i bimbi devono uscire alle 12 e rientrare alle 14, per poi uscire alle 15.
Ergo, nessun bimbo rientrerà.
Poi mi è sporto un dubbio: come, devono uscire? Le maestre ci sono, entrano alle 9 o escono prima, e quindi mia figlia, con qualcosa portato da casa, non può restare?
Scoperto l'arcano: sì, si può fare. Diciamo però che, invitando i genitori a ritirare i figli all'ora di pranzo, con un'ora di sciopero la maestra si "porta a casa" una giornata di non-lavoro.

Care maestre, lo sciopero è un diritto sacrosanto. Mi tornava alla mente con forza quando cercavo le parole per spiegarlo alla pupa quattrenne ("le persone non sono d'accordo con le regole, e allora protestano tutte insieme").
Però uno sciopero contornato da "furberie", come anche la classica proclamazione a ridosso del week-end o magari del ponte, assomiglia poco a una protesta, e un po' troppo a un giorno di vacanza.

lunedì 11 novembre 2013

L'anno scorso

L'anno scorso mi sono rotta un braccio, mi ha detto una mamma della scuola materna. Però sono andata a lavoro lo stesso.

Ah, dico io, ma era il sinistro?

No, il destro, ma io lavoro quasi solo col mouse, ho imparato a usarlo con la mano sinistra. Facevo dei movimenti tutti goffi, ma ho la scrivania grande e riuscivo lo stesso.
Sai, c'era appena stato il terremoto e c'era molto bisogno in ufficio. E poi i colleghi che non avevano più la casa venivano lo stesso a lavorare, e pensavo, cosa vuoi che sia un braccio rotto rispetto a essere senza casa?

venerdì 18 ottobre 2013

Oggi mi invento...

Nel mio Studio fanno consulenza del lavoro, e quindi capita di ricevere telefonate di questo tipo.

- Ciao, sono Etxtebarria di "Pizza & Kebab".

Penso: ma perché tu che vieni dall'America latina hai aperto un Kebab in Pianura Padana, poi? Come se un romagnolo andasse in Francia ad aprire un ristorante texano. Boh.

Dico: - Ciao, dimmi tutto.
- Vorrei assumere uno a progetto, ma prima volevo sentire se era possibile.

Penso: se ti viene il dubbio, di sicuro la stai per sparare grossa. Dai contratti a progetto escono sempre le invenzioni migliori, i mostri mitologici metà dipendenti (nelle mansioni) e metà liberi professionisti (nel compenso che devono contrattare), poi arriva il cattivo ispettore del lavoro che, dopo aver attraversato un labirinto di rovi, con un colpo di spada lo fa fuori. Poi dicono che il nostro mestiere è noioso.

Dico: - Dimmi pure, qual è il progetto?
- Ecco, devo prendere questo ragazzo in cucina. Solo che non è un cuoco, deve ancora imparare. Imparerebbe da noi, capito?
- Ah, certo, un apprendista a progetto. Mmm, no, temo proprio che non si possa fare.



giovedì 17 ottobre 2013

Precarietà e figli

Come si fa a essere precarie e mamme?
Con sano spirito di adattamento, ironia e capacità di improvvisare.

Quando la pupa primogenita frequentava l'asilo nido ho finalmente cercato di cambiare lavoro.
Sono caduta nel girone dei precari.

Durante quei due anni sono stata part-time al mattino, part-time mattino e pomeriggio, full time in un'altra città, full-time nella mia città, e ovviamente disoccupata.
Mi è successo di presentarmi nell'ufficio del mio compagno con la pupa e dire "mi hanno richiamato nell'azienda dove ho fatto il colloquio l'altro ieri, devo andare subito, tienila tu la bimba. Se mi dicono che mi prendono che rispondo? Se mi dicono di cominciare subito che faccio?"

Si sa che la prima impressione è importante. Presentarsi dicendo "posso iniziare anche domani" suona in tutt'altro modo che "mah, devo sentire dalla nonna/babysitter/mi devo organizzare, mi dia una settimana". E siccome di inizi ne ho avuti parecchi, ogni volta ho dovuto improvvisare.

In tutto questo, la nonna (e più avanti, raggiunta la pensione, il nonno) sono stati fondamentali.
Insieme al lavoro non-precario del padre delle mie figlie.
Quando lavori nello stesso posto da anni, hai meno da dimostrare, e di solito se anche ti assenti (perché ti hanno chiamato dall'asilo che tua figlia vomita) non ti guardano storto.
A meno che non temano un contagio, ma è un'altra storia.

Io che ho ricominciato a lavorare da un mese, non mi sento di allontanarmi. Perché so che il datore di lavoro per i miei 5 mesi di maternità ha patito la mia assenza. Perché ci ho lavorato 4 mesi in tutto e voglio che mi reputino affidabile. Perché ho stima del mio compagno e so che sa gestire un virus gastrointestinale, armato di secchio e pazienza.

I nonni sono un capitolo a parte.
Se non lavori e devi ricominciare da un giorno all'altro devi avere qualcuno di affidabile che tenga la pupa, e che lei conosca, e possibilmente senza troppi vincoli d'orario, perché i miei, di orari, sono stati variabili.
Altrettanta flessibilità non l'ho trovata negli asili, e sì che abito in Emilia-Romagna, dove i servizi all'infanzia sono invidiabili.
Gli asili nido iniziano a settembre. E se la maternità facoltativa la posso prendere solo fino a marzo?
Puoi chiedere il doposcuola, ma poi (di solito) lo paghi fino alla fine dell'anno, che lo usi o no. E se il mio contratto dura 4 mesi?
O la bimba frequenta fino alle 13.00, o fino alle 15.45, e i prezzi cambiano: 350 euro o 505, al mese.
E se prima lavoravo solo al mattino e da domani anche al pomeriggio? Niente, fai domanda di trasferimento per l'anno prossimo, anche se nella stessa struttura sono presenti entrambi gli orari. Ma io devo cambiare orario in gennaio, non a settembre. A settembre chissà dove sarò, cosa farò.

Insomma, c'è da migliorare. Ci abbiamo messo trent'anni per avere servizi all'infanzia (che comunque ci sono per un bimbo su due, e costano uno stipendio), non vorremmo mica dall'oggi al domani servizi flessibili per realtà flessibile?

martedì 1 ottobre 2013

Il papa è d'accordo con me

"I più gravi dei mali che affliggono il mondo in questi anni sono la disoccupazione dei giovani e la solitudine in cui vengono lasciati i vecchi"
(e chissà se da vecchia scriverò un blog sulla solitudine)
Qua l'intera conversazione del papa con Scalfari.

giovedì 12 settembre 2013

Sindacato/2

Lavoro in uno Studio di consulenza del lavoro.
Suonano alla porta:
- Buongiorno, sono del sindacato. Ho un appuntamento, ma... ecco, non sono sicuro di dover venire qua.
- Veramente noi non aspettiamo nessuno. Di quale azienda voleva parlare?
- In realtà... non lo so, sostituisco un collega e... mi hanno solo detto di venire qua e... ehm.
- C'è un altro Studio nel palazzo, al piano di sopra. Venga che l'accompagno.

La pretesa di rappresentare i dipendenti di un'azienda di cui non si conosce nemmeno il nome.
Più ho a che fare con i sindacati più mi sento delusa.

lunedì 2 settembre 2013

Allo specchio

Oggi mi sono guardata allo specchio e mi sono detta: questa è una donna con un contatto a tempo indeterminato.

giovedì 29 agosto 2013

Il tempo delle clave

Quando ho iniziato a lavorare, da bambocciona ancora a casa dei miei, mi stupivo dei discorsi delle colleghe sposate.
Tutte quelle lamentele sui mariti che non sanno qual è il cassetto dei calzini e che sono convinti delle capacità cinetiche delle mutande sporche, addestrate a trovare da sole il cesto della biancheria.
Li commiseravo, pensando che queste famiglie venivano dall'età della pietra, cara io vado a cacciare il mammuth, fammi trovare le bacche pronte e possibilmente i nostri dieci figli ancora vivi.

Io provengo da una famiglia in cui il primo genitore che arrivava a casa decideva il menù e lo metteva in tavola.
Ho imparato il soffritto da mio fratello, e l'altro mi ha insegnato a lavare i piatti.
Ho visto uomini stirare perché ce n'era bisogno e non perché minacciati di morte, e i segreti della lavatrice mi sono stati svelati dal mio compagno, che quando sono piombata nella sua vita e nella sua casa manco la sapevo accendere, e la differenza tra cotone e sintetico era un mistero da puntata di "Voyager".

Non esistono ragioni biologiche per cui certi lavori siano maschili o femminili.
Meglio andare a preferenze: a me piace usare i grandi elettrodomestici, non mi tiro indietro per attaccare un lampadario, ma i meccanici mi mettono soggezione e allora all'auto ci pensa lui.
A fare la spesa sono più veloce io, a lavare per terra più accurato lui, e così via.
Di comune accordo abbiamo stabilito che il ferro da stiro è nemico delle serate sul divano, per cui ha goduto di un pre-pensionamento e non lo usiamo. Mai.

Ma nel mondo là fuori le donne sono ancora affezionate alla clava.
Le statistiche parlano di 80 minuti al giorno di lavoro domestico femminile e 19 maschile (che faranno in 19 minuti? Aprono la porta al gatto che vuole uscire? Comprano il giornale in edicola?), e mi fanno incazzare. Ho avuto un part time dai 6 ai 18 mesi della pupa, il resto del tempo ho lavorato quanto lui, perché mi devo smazzare il quadruplo in casa?

Poi ho capito.

Credo che per molte lo scettro dell'indispensabilità, il martirio del calzino appaiato, sia fonte di gratificazione.
Quello che a me fa orrore, passare l'aspirapolvere mentre il marito dorme la Formula 1 anziché andare entrambi al cinema, le fa sentire brave, preziose e importanti, soprattutto quando il marito guadagna di più e/o ha un lavoro stabile (curiosamente, le donne a parità di mansione guadagnano il 30% in meno e sono le più precarie, tipo il 65% del totale).

Quando poi ci sono figli si raggiungono vette di follia. Il marito è "un ottimo padre" perché il sabato mattina gioca coi pargoli, mentre lei stira, ovviamente (e un padre mediocre che farà? Li chiamerà con un generico "ehi tu" perché non si ricorda nemmeno il loro nome ?), ma l'idea di uscire una sera con le amiche lasciando marito e figli fa ribrezzo.

Ragazze, è l'uomo che avete scelto per far dei figli, suvvia! Che potrà mai combinare? Metterà loro il pigiama al contrario, lascerà il tubetto del dentifricio aperto? E allora? Rinunciate alla serata per la salvaguardia del dentifricio?

Tocca a noi mostrare alla prole che ognuno contribuisce come può alla casa e alla famiglia, innanzitutto per rispetto degli altri componenti (e di se stessi), poi perché se solo le donne se ne fanno carico, il mondo del lavoro continuerà a discriminarle come adesso, ed è una perdita per tutti, non solo per le dirette interessate.

Lasciamo fare agli uomini le faccende, senza trattarli da "figli" ("cosa fai, non sei capace" e soprattutto l'odioso "faccio prima a farlo io") e santo cielo, lasciamoli un po' con i bimbi, ma non solo a giocare.
L'uomo che avete scelto per condividere la vostra vita è capace, al mattino, di vestirsi? Sarà capace di farlo anche per gli altri.
Certo, non farà indossare loro le stesse cose che scegliereste voi.
Adesso andate davanti a scuola e guardate se i vestiti degli altri bambini hanno la vostra approvazione. No, vero? Beh, sono scelti (al 90%) da altre mamme. Altre. Mamme. Non ci vanno bene (secondo il nostro, personalissimo parametro) non perché scelti dai papà, ma perché scelti da "altri".

Lunedì

Lunedì comincio a lavorare.

Nel dare questo annuncio, scusate voi 43% di giovani disoccupati che leggete, non sono contenta come dovrei.

Sì, il posto è bello, uno studio di consulenza del lavoro, quello che ho desiderato negli ultimi 6 anni.
Le colleghe sono carinissime, le ho conosciute nei 3 mesi in cui ci ho lavorato prima della maternità, c'è molta condivisione, la titolare è splendida (mi ha assunto mentre ero incinta) e nessuna competizione.
La paga è da CCNL, con la quattordicesima, e di questi tempi butta via.
Ma.

Il "ma" che non mi dà pace è che mia figlia, lunedì, avrà 3 mesi e 12 giorni.

Non mi basta sapere che la lascio a mani fidate (santi nonni, che ancora una volta risolvono i problemi), né che ho strappato, per ora, un part time, e quindi con i permessi per allattamento lavorerò solo la mattina.

Non mi tolgo dalla mente che una bimba così piccola ha bisogno della mamma.
Il mio posto è con lei, non con Zucchetti.
E tutti i preparativi che sto facendo - tirocini intensivi dei nonni, acquisto di biberon, stoccaggio di vasetti di latte materno in freezer - mi confermano che sarà una fatica.
Lasciare i bimbi non deve essere così complicato (nonni E biberon E tiralatte E latte artificiale per le emergenze).

C'era possibilità di scelta? Loro mi hanno aspettato 5 mesi, di più non potevano.
Noi campavamo con uno stipendio solo? Solo per un po'.
Avrei trovato un lavoro altrettanto bello, qualificato, nella mia città e su misura per me, nei prossimi mesi? Come no, è da gennaio 2011 che lo cerco.

Non vedo altre soluzioni. Trattengo il fiato e mi tuffo, e mia figlia, un giorno, mi capirà.

venerdì 26 luglio 2013

Anche seguire i lavori è un duro lavoro

Siamo egregiamente sopravvissuti alla varicella, che ha colpito i 3/4 della famiglia in un mese, per piombare in un altro vortice: la ristrutturazione.

Opere rinviate già dai tempi dell'attesa della primogenita, e forse c'era una ragione.

Mi sono ritrovata nello show-room a scegliere le piastrelle mentre pensavo che si stavano rompendo le acque (falso allarme) e a rinviare l'appuntamento per l'ordine definitivo della cucina perché avevo partorito 11 ore prima.

Poi, una settimana dopo che la piccolissima ha avuto la varicella, ci siamo trasferiti in un appartamento nella montagna della nostra provincia per lasciare il campo a un muratore che promette di rifare la casa e finora l'ha solo sventrata, e ogni giorno telefona ripetendo come un mantra: "già che ci siamo, si potrebbe anche..." e ogni miglioria ha la tariffa fissa di 500 euro.

Quindi, con in braccio la neonata, ho dovuto organizzare il trasloco di noi 4 nella ridente località montanara, dove il telefono non prende e neanche la connessione internet; lo sgombero dei mobili della cucina, regalati alla discarica; la vendita, in 24 ore, di alcuni elettrodomestici perché chi li doveva prendere a-gratis non li voleva più e occupavano dello spazio del condominio; le telefonate frenetiche per capire come funzionano le detrazioni sui lavori di ristrutturazione, e poi sui mobili, e poi sugli elettrodomestici, tanto che la pupa quattrenne, un giorno, ha detto che da grande voleva fare "la commercialista".

Tra i piccoli problemi sorti finora:

- la vicina di casa che si sente autorizzata a contestare la metodologia dei lavori in quanto parente di geometra;

- il mattino del mio compleanno in cui il nostro distruttore ha chiamato dicendo che il progetto della cucina era sbagliato e non ci stava il frigo (salvo, due ore dopo, ammettere candidamente che si era sbagliato);

- il vicino del piano di sotto che si è trovato il bagno allagato, e non solo d'acqua.

Insomma, un duro lavoro. E devo dire che anche fare la mamma a tempo pieno non è una passeggiata, anche perché chi mi sta incollata, si sveglia di notte e mi fa preoccupare è proprio lei,l'aspirante commercialista.

mercoledì 24 luglio 2013

Privacy

- Risponde l'operatore 85258534.
- Inps buongiorno, in cosa posso esserle utile?
- Senta, sono disoccupata e sto aspettando da voi il pagamento della maternità obbligatoria.
Dopo due mesi ho chiamato e mi avete detto che pagavate a fine maggio, poi che bisognava aspettare per fare un'altra segnalazione,  poi che pagavate a fine giugno, ora siamo a luglio e non ho ricevuto niente. Ho lavorato fino a tre giorni prima della maternità obbligatoria e da aprile non percepisco un euro.
- Le fisso un appuntamento con la sede Inps di competenza.
- Sono fuori città, con la bimba piccola... non è che può fare un'altra segnalazione?
- Ok. Allora, faccio copia incolla dell'altra...
- ...
- Ecco fatto signora, ci vorranno 15-20 giorni per una risposta.
- Va bene. Mi conferma quindi che non la vede in pagamento?
- Aspetti che controllo... Ah sì, verrà pagata tra 5 giorni. Meno male che abbiamo guardato!
- Eh, meno male! Mi può dire l'importo?
- No, non glielo posso dire per privacy.
- ...
- Grazie per avere chiamato Inps e buona giornata!

lunedì 10 giugno 2013

La piccoletta è arrivata

La pupa è nata alle 5 di mattina di un martedì. Me l'hanno appoggiata alla pancia ancora sporca e siamo state un sacco di tempo così a guardarci. Poco dopo iniziava ad albeggiare.

E no, non è vero che subito dopo si dimentica del dolore del parto, ma diciamo che lo si supera.


Dal Devoto-Oli:
travaglio s.m. 2. Lavoro duro e faticoso, con un senso di noia o di pena.


--- ATTENZIONE: SE SEI INCINTA, NON LEGGERE ---

Col cazzo che il lavoro duro e faticoso può essere paragonato al travaglio. Nella mia esperienza, mentre lavori non urli "aiuto, aiuto" per ore.
D'altra parte, l'etimologia di travaglio viene da "tripaliare" 'torturare', derivato dal nome di uno strumento di tortura a tre pali, che non so immaginarmi e non cercherò su google.

--- ECCO, PUOI RICOMINCIARE DA QUI ---


Comunque, grazie a tutti quelli che mi hanno chiesto come andava. La piccola sta bene, io pure, l'esperienza con la prima bimba è una figata e mi ha permesso di partire alla grande con allattamento, cambi ecc senza ansie, e anche di riconoscere i down ormonali, compreso il commuoversi 5 giorni dopo perché "è la sua prima domenica".

Naturalmente, siccome in questa gravidanza tutto mi ha distratto dalla gravidanza vera e propria, continuiamo su questa strada con una new entry: varicella!

Quindi, in ordine cronologico, motivi di ansia:

  • figlia "grande" (neanche 4 anni) che ha incontrato la piccola il giorno in cui è nata mentre era già contagiosa da varicella ma nessuno lo sapeva, con conseguente allerta, una volta comparse le pustole, di tutto il reparto maternità;
  • figlia grande che, malata, rinchiusa a casa e senza la mamma, va in down e mentre sono ancora ricoverata, in una telefonata mi dice solo "mamma... mamma" piangendo;
  • essere in ritardo per denunciare la nascita della neonata e trovare lo sportello dell'anagrafe in ospedale chiuso, e quindi uscire dall'ospedale con una bimba "senza nome";
  • rientro a casa e tentativo di tenere separate le due bimbe, confinando la neonata in camera, con problemi logistici molto grossi, tra cui:
  1. necessità di essere sempre in due in casa (perché quando la piccola non dormiva, non potevo lasciare l'altra da sola, che era ammalata e non poteva andare a scuola);
  2. problemi conseguenti per fare cose fuori casa come la spesa o portare a spasso il cane;
  3. uso massiccio dell'interfono a cui ho cambiato pile tre volte in una settimana;
  4. sorella grande che conosceva la piccola solo come voce dietro una porta;
  • scoperta, dopo 6 giorni, che io non avevo avuto la varicella;
  • pareri contrastanti tra pediatri sulla profilassi per la piccola;
  • una volta definitivamente guarita la grande, dopo tre giorni di tranquillità, ripresa della scuola e porte aperte, ammalarmi anche io! e farmi una ragione del fatto che sarò io stessa a fare ammalare la piccola.

Ora siamo confinate a casa.
Io sto bene anche se ho delle pustole oscene dappertutto e sono contagiosa, motivo per cui, primavera o no, non posso uscire (e quindi nemmeno lei, allattata a richiesta).
La piccola ancora non si è ammalata e tre volte al giorno la spoglio e cerco tracce di varicella, una pratica ad alto livello ansiogeno, ovviamente.

Se non fossi preoccupata per la piccola me la riderei, di questa varicella over 30.
E se non avessi la varicella godrei di questa seconda maternità che, per tutto il resto, è molto tranquilla, e farei delle lunghe passeggiate (quando non ci sono 12 gradi, ovviamente) con le due amiche che hanno dei pupi della stessa età, e che invece mi schivano per ovvie, e condivisibilissime, ragioni.
Ma tra poco finirà. Ovviamente, la varicella ha un periodo di incubazione praticamente eterno, fino a tre settimane, ma finirà.

martedì 16 aprile 2013

Cari concittadini

Attenzione: post lamentoso.

Scena 1.
Un mese fa; ultima settimana di lavoro prima della maternità obbligatoria.
In pausa pranzo vado a fare un poco di spesa. Ho nel carrello 10 pezzi e vado alla cassa rapida, in quel momento vuota.
Cassiera: - Signora questa è la cassa rapida, massimo 10 pezzi.
Io: - Sì, guardi, li ho contati.
Metto tutto sul nastro.
Cassiera: - Ma signora, questi non sono dieci pezzi.
Io: - Ah no? E quanti sono?
Cassiera: - Dodici.
Io: - ...
Io: - Devo essermi sbagliata a contarli.
Cassiera, stizzita: - E dire che le avevo chiesto apposta quanti pezzi erano.
Io: - Guardi, se deve essere un problema, lascio indietro due cose.
Cassiera, stizzita: - No, non è un problema, è questione di rispetto di regole.

Ora.
Non voglio convincere nessuno del fatto che dodici pezzi siano meno di dieci.
Posso aspettarmi però che una persona addetta al contatto col pubblico, senza altri clienti, con una cliente incinta di 8 mesi, anche dicendomi che ci sono due pezzi di troppo, possa risparmiarsi la polemica.
(Quel tono da vigile che ti becca in divieto e soppesa se farti la multa o no, e nel frattempo ti fa la ramanzina, e sappiamo entrambi che alla fine non te la farà, la multa, però almeno la paternale te la deve fare. Con tutta la simpatia per i vigili, eh)
Ecco, la ramanzina dalla cassiera no. Perché avevo 12 pezzi e non 20, perché ero incinta di 8 mesi, perché sono le 13.30 e non c'era nessuno alla cassa, e quando ho finito di portare via i miei 12 pezzi, non c'era nessun altro cliente, nessuno con due o tre cose a borbottare "Ma guarda questa maleducata che va alla cassa riservata, e la cassiera che le fa pure il conto".

Scena 2.
Ieri.
Sul marciapiede, di fianco alla mia macchina parcheggiata regolarmente. Rovisto nella borsa a cercare le chiavi.
Io, con pancione di nove mesi.
Pupa treenne, per mano.
Cane nell'altra mano, al guinzaglio.
Vorrei caricare tutti in macchina.
Due signori camminano sul marciapiede, ci vedono, scendono dal marciapiede e camminano sulla strada, poi risalgono sul marciapiede.
Nota: non ho parcheggiato sulla Statale. Siamo in centro storico, si tratta di stradina senza traffico.
Uno dei due signori torna indietro e mi dice: - Signora, sta occupando il marciapiede.
Io: - Come scusi?
Signore: - Sta occupando il marciapiede, vede?
Io: - ...
Io: - Ma sto salendo sulla mia macchina...
Signore, picchiando col pugno sul cofano della mia macchina : - Vede che la macchina è ferma? E' lei che si deve spostare, le macchine non si spostano.
Io: - ...
Il signore se ne va.

Nella foto: la via dove ho parcheggiato. Pericolosissimo scendere dal marciapiede.

Scena 3.
Ieri.
Al supermercato (non quello della scena 1, dove non sono più tornata).
Cerco posto nei "parcheggi rosa". Sono occupati, parcheggio più lontano.
Solo che quando ripasso vicino al parcheggio rosa trovo un pancione che sta salendo in macchina.
Un pancione che però appartiene a una persona chiaramente di sesso maschile. Da solo.
Io: - Scusi... Ehi, scusi!
Lui: - ...
Io: - Guardi che questo posto è riservato alle donne incinte. Ho dovuto parcheggiare lontano perché l'aveva occupato lei.
Lui: - Eh.
E se ne va.

Cari concittadini.
Mi piacerebbe che vedermi visibilmente, inequivocabilmente incinta, vi ispirasse qualche sentimento umano, non so, di solidarietà perché sono temporaneamente un po' impedita, o magari di tenerezza - alla fin fine, porto in grembo una bambina. O contentezza perché, nonostante le difficoltà, qualcuno mette al mondo dei bambini, che domani pagheranno la vostra pensione con i loro contributi.

O magari no, vi faccio schifo perché ho messo su 12 kg, si sta allargando il bacino e cammino a papera, e ho la faccia sempre stanca, non come quelle belle mammine della pubblicità che sono radiose.
Ecco, quando faccio la spesa, quando porto in giro la pupa e il cane, io non sono radiosa. Generalmente sono affaticata.

Cari concittadini,
se anche non avete voglia di farmi passare avanti nella fila alla posta, alla cassa, al bancomat, in bagno, in mensa (cosa mai successa in due gravidanze su due), va bene. Non siete mica obbligati. Sarebbe un gesto gentile, certo, ma per fortuna sopravvivo anche senza la vostra gentilezza.

Però non so, proprio non so perché dovete trattarmi peggio del solito. Stronzi bastardi.

lunedì 25 marzo 2013

Incontro tra blog

Pendolante è il blog di una persona che ogni giorno prende un treno per andare a lavoro, e da quel treno racconta storie, a volte suggestioni, o spunti di cultura, sempre con molto garbo.

Poiché nei miei mille lavori ho passato anche un breve periodo sui treni, è nato un punto di contatto che ha portato a un piccolo intervento sul suo blog.

Ecco il link al suo post.
Buona lettura.

domenica 24 marzo 2013

Domande a piacere

Giuditta Pini, neodeputata 28enne, alla domanda "in Parlamento mai così tante presenza femminili, che leggi vorresti per le donne" risponde, tra le altre cose: "chiederò di reintrodurre la legge contro le dimissioni in bianco".

Qualcuno dica alla nostra parlamentare che la legge contro le dimissioni in bianco è stata GIÀ reintrodotta, cazzo.

È una norma contenenuta nella cosiddetta riforma Fornero, in vigore da luglio dell'anno scorso.

(Qua l'articolo da cui ho preso la dichiarazione.)

Allora, io lo so che il sedere in Parlamento non significa automaticamente padroneggiare lo scibile umano.
Anche se, visto che ci rappresenta, mi piacerebbe pensare che sia migliore della media di noi.

Al proposito, ho cercato qualche notizia biografica, ma a parte essere giovane e donna non sembra avere qualità molto significative. Faccio presente che grazie al Porcellum è stata eletta senza preferenze, per un partito (il Pd) in una città (Modena) che ne garantiva l'elezione, anche se per onestà devo dire che è uscita vincitrice alle primarie del 30 dicembre. 

Lo so che, a meno che non lavori ne settore, o che si sia dimessa negli ultimi 7 mesi, magari questo particolare non lo sa.

Però questa era una domanda facile! (del Parlamento più "rosa" si è parlato un sacco), e per di più "a piacere", come se si diceva a scuola.
Nessuno ha incalzato la deputata su un tema particolare, che può essere più o meno conosciuto.
Le hanno chiesto "leggi per le donne" e lei ha tirato fuori una norma già esistente!
Anzi, migliorata rispetto a quella del 2007, che è stata promossa da Vladimir Luxuria e fu abrogata immediatamente alla vittoria di Berlusconi, nel 2008.
Adesso la procedura è più snella, e i neo-genitori devono convalidare le dimissioni all'Ispettorato del lavoro non più fino all'anno di vita del figlio, ma fino ai 3 anni.

Cominciamo malissimo.

venerdì 22 marzo 2013

Inps

Premessa: dal 1 gennaio di quest'anno è stato introdotto, in via sperimentale, un congedo obbligatorio per i neo papà.
Di 1 (un) giorno.

Ok, ok, non commento. E' piuttosto inutile, no? Anche se supererà l'esperimento, questo giorno in più accrescerà la condivisione delle cure alla prole e la conciliazione di tempi di lavoro e famiglia? Ci renderà un popolo più consapevole? Finiranno quelle odiose discriminazioni sul luogo di lavoro, ché ai colloqui chiederanno agli uomini "hai intenzione di avere figli? No perché sai, un giorno intero a casa... metterebbe in difficoltà l'azienda..."

Uff, ci sono cascata.

Comunque non finisce qua: oltre al giorno obbligatorio, ce ne sono ben altri 2 (due) facoltativi. Sono pagati al  100% (perché alla donna al massimo all'80?) e la mamma lavoratrice deve rinunciare a due giorni di maternità obbligatoria.

Fin qui, abbastanza chiaro.

Io però non sono una mamma lavoratrice.
In questo preciso momento sono una mamma disoccupata, che però percepirà (se non c'è qualche inghippo dell'ultimo momento) l'indennità di maternità dall'Inps.
E allora mi chiedo: rinunciando a due giorni di indennità, il padre delle mie figlie potrà stare a casa i due giorni facoltativi?
O anche: stare a casa due giorni è prerogativa di quei papà che hanno una compagna che lavora, o è un diritto in quanto neo-padre?

Ho girato il quesito all'Inps, visto che è lei che paga (sia l'indennità mia, sia il giorno di congedo obbligatorio e i due facoltativi dei padri).

Non ho chiamato il numero verde, perché quelle volte che l'ho fatto mi sono trovata a parlare con gente che ne sapeva meno di me e che cercava notizie sul loro sito (un giorno scriverò un post sul call-center dell'Inps).

Ho invece mandato una mail al servizio "Inps risponde", perché mi era stato detto che si prendono la briga di dare risposte articolate.

Oggi è arrivata la risposta tanto attesa, che copio-incollo:


Gentile utente,
con riferimento alla sua richiesta INPS.CCBFF.18/03/2013.1025168 Le
comunichiamo quanto segue:

I 2 gg.sono previsti solo in caso di congedo facoltativo. Per maggiori
informazioni vedere circolare Inps n. 40 del 14/03/2013.

La ringraziamo per aver utilizzato il servizio INPSRisponde, non esiti a
contattarci per ulteriori richieste.


 Forse mi sono espressa male io, nella domanda. Forse però non l'hanno letta.

La gravità

Non scrivo sul blog, non commento su quelli altrui, non leggo nemmeno più i tweet.
Succede che la pancia cresce e pian piano attira tutta lì la mia attenzione, inconsapevole di tutto.

Non che passi le giornate a pensare alla bimba che verrà.
Ricordo che mentre aspettavo quella che, ormai, posso definire la primogenita, passavo le giornate a leggere come si sviluppava il feto e quanto doveva essere grande alla settimana di gestazione in cui mi trovavo.
La scelta del ginecologo è durata settimane, per non parlare del nome - siamo partiti da circa 80 candidati, con veti incrociati e eliminatorie dirette che neanche ai Campionati del mondo - per poi arrivare a guardarci negli occhi il giorno dopo la nascita e decidere finalmente per il mio nome preferito.

No, non succede niente di questo. I discorsi sul mal di schiena, emorroidi e peso che cresce mi vanno a noia;  gli acquisti non ci saranno; non leggo nessuno di quei libri che ancora occupano parte della libreria, Quel che le mamme non dicono, Come essere una mamma imperfetta, Cosa aspettarsi quando si aspetta; niente corsi preparto, né piscina per gestanti (mi risparmio di indossare quell'orrendo costume).

E però mi succede che, pian piano, escludo dalla mia attenzione tutto quello che viene dall'esterno.

Prima le cose lontane.

Il papa si dimette. Una volta ogni 600 anni, davvero? e con così poco preavviso? 15 giorni di preavviso li può dare, chessò, un sesto livello nel commercio. Un fattorino. Una commessa, quarto livello, già dovrebbe dare 20 giorni. Potrei farci un post sopra.
Totale: 9 minuti di attenzione (di cui 6 per controllare il CCNL del commercio).

Le elezioni politiche? Sì, adesso decido chi votare... dai, mi leggo anche i programmi. Certo, alla fine sono andata... uh, che situazione di stallo.
Totale: 17 minuti di pensieri (nell'arco di un mese).

Poi le cose vicine, quotidiane.
Mmmm, perché non va più la rete wi-fi? dovrei chiamare l'assistenza. Sì, adesso la chiamo. Sì....
Totale: 2 minuti e 10 secondi (e no, non ho chiamato nessuno. Quindi non navigo più con l'Ipad, quindi non leggo la posta, non scrivo, non leggo i blog, i quotidiani e facebook. Devo dire che non sono nemmeno troppo traumatizzata da questo).

Ma attenzione: non mi sono trasformata in una dolce mammina che veleggia col pancione. No, sono più sclerotica e incazzosa che mai. Ho lavorato fino a 5 giorni fa, e ho così tante cose da fare che credo sarò occupata per i prossimi due mesi.

Solo che... non riesco a pensare al resto. I pensieri non escono al di fuori da me. E non pensando nemmeno troppo a ciò che succede al mio corpo, a come si trasforma e a quello che c'è dentro (un'altra persona! un altro cuore che batte! non mi ci abituerò mai), si può arrivare alla conclusione che non penso e basta.

E' che il pancione sta diventando il mio pianeta, con la sua gravità, che non mi permette di andare troppo lontano.
Qualche goffo saltello, fino a pensare le cose quotidiane, indispensabili.
E a quel fenomeno inquietante che è la sindrome del nido, che mi ha portato, l'altra volta, a ridipingere da sola la cameretta a un mese dalla nascita, e questo giro a chiamare mille ditte per farmi preventivare una ristrutturazione parziale della casa, con i vari Edilspacco, Edilfaccio, Edilpaghi, che fanno sopralluoghi e sparano cifre assurde (meno male che c'è crisi), e a passare i pomeriggi da Arredissima e altri negozi di arredamento a guardare le camerette e a chiedermi se sarò mai in grado di rifare un letto a soppalco (risposta: no).

Quindi, un giorno vi racconterò come sono andata in maternità, cosa mi ha detto la mia datrice di lavoro, e alcuni episodi (che fortunatamente mi sono appuntata) sul mondo di lavoro, ma oggi no. Oggi pensavo di scrivere un post commovente su quanto è bello diventare mamma, ma non mi riesce nemmeno quello.

giovedì 28 febbraio 2013

La settimana enigmistica

E' arrivata una lettera dell'Inps in cui mi si comunica che hanno accolto la mia domanda di mini-Aspi 2012, che, per inciso, non e' più la disoccupazione coi requisiti ridotti in vigore l'anno scorso, ma non e' nemmeno la mini-Aspi che inizierà nel 2014.

Nella lettera si precisa: "Il periodo indennizzato corrisponde alla metà delle settimane lavorate nell'ultimo anno (2012) nel limite di quelle disponibili dopo aver detratto dal massimale di 52 settimane le settimane lavorate e le eventuali settimane non indennizzabili o già indennizzate ad altro titolo".

Il mestiere che sto cercando di imparare prevede che mi confronti tutti i mesi con questo Ente. Sono forse folle?

mercoledì 16 gennaio 2013

Sindacato

Un sindacato scrive a un'azienda chiedendo i dati dei suoi iscritti.

È prassi comune, ma mi sorprende sempre. Insomma, sono i tuoi iscritti, non hai un database?

E poi chiede alcuni dati dell'azienda, così per completare le anagrafiche. Ragione sociale, numero di telefono, contratto applicato, numero degli addetti, divisi in operai, impiegati, quadri, dirigenti, "int" (suppongo interinali, anche se da un po' si chiamano somministrati).
E basta.
No scusa, ma i cocopro? I cococo? I precari più precari di tutti, quelli non vale la pena di censirli?

Ma sono io ingenua, che penso che i sindacati servano per difendere i diritti dei lavoratori?

lunedì 14 gennaio 2013

Della cattiva nomea dei dipendenti pubblici

Con sentenza n. 20857/2012, la Corte di Cassazione ha affermato che il dipendente pubblico non può esercitare attività di commesso presso un negozio di una parente, se non espressamente autorizzato dalla propria Amministrazione, anche se non è prevista la corresponsione di un compenso ed è effettuata in modo discontinuo.

L'aggravante che legittima il licenziamento del lavoratore pubblico, ad avviso della Suprema Corte, sta nel fatto che quest'ultimo prestava la propria attività anche durante l'orario di lavoro e nei periodi di malattia.