martedì 12 novembre 2013

Diritto di sciopero

Venerdì c'è sciopero anche a scuola di mia figlia.
Si entra un'ora dopo, si esce un'ora prima, non c'è il pasto: quindi i bimbi devono uscire alle 12 e rientrare alle 14, per poi uscire alle 15.
Ergo, nessun bimbo rientrerà.
Poi mi è sporto un dubbio: come, devono uscire? Le maestre ci sono, entrano alle 9 o escono prima, e quindi mia figlia, con qualcosa portato da casa, non può restare?
Scoperto l'arcano: sì, si può fare. Diciamo però che, invitando i genitori a ritirare i figli all'ora di pranzo, con un'ora di sciopero la maestra si "porta a casa" una giornata di non-lavoro.

Care maestre, lo sciopero è un diritto sacrosanto. Mi tornava alla mente con forza quando cercavo le parole per spiegarlo alla pupa quattrenne ("le persone non sono d'accordo con le regole, e allora protestano tutte insieme").
Però uno sciopero contornato da "furberie", come anche la classica proclamazione a ridosso del week-end o magari del ponte, assomiglia poco a una protesta, e un po' troppo a un giorno di vacanza.

lunedì 11 novembre 2013

L'anno scorso

L'anno scorso mi sono rotta un braccio, mi ha detto una mamma della scuola materna. Però sono andata a lavoro lo stesso.

Ah, dico io, ma era il sinistro?

No, il destro, ma io lavoro quasi solo col mouse, ho imparato a usarlo con la mano sinistra. Facevo dei movimenti tutti goffi, ma ho la scrivania grande e riuscivo lo stesso.
Sai, c'era appena stato il terremoto e c'era molto bisogno in ufficio. E poi i colleghi che non avevano più la casa venivano lo stesso a lavorare, e pensavo, cosa vuoi che sia un braccio rotto rispetto a essere senza casa?