venerdì 18 ottobre 2013

Oggi mi invento...

Nel mio Studio fanno consulenza del lavoro, e quindi capita di ricevere telefonate di questo tipo.

- Ciao, sono Etxtebarria di "Pizza & Kebab".

Penso: ma perché tu che vieni dall'America latina hai aperto un Kebab in Pianura Padana, poi? Come se un romagnolo andasse in Francia ad aprire un ristorante texano. Boh.

Dico: - Ciao, dimmi tutto.
- Vorrei assumere uno a progetto, ma prima volevo sentire se era possibile.

Penso: se ti viene il dubbio, di sicuro la stai per sparare grossa. Dai contratti a progetto escono sempre le invenzioni migliori, i mostri mitologici metà dipendenti (nelle mansioni) e metà liberi professionisti (nel compenso che devono contrattare), poi arriva il cattivo ispettore del lavoro che, dopo aver attraversato un labirinto di rovi, con un colpo di spada lo fa fuori. Poi dicono che il nostro mestiere è noioso.

Dico: - Dimmi pure, qual è il progetto?
- Ecco, devo prendere questo ragazzo in cucina. Solo che non è un cuoco, deve ancora imparare. Imparerebbe da noi, capito?
- Ah, certo, un apprendista a progetto. Mmm, no, temo proprio che non si possa fare.



giovedì 17 ottobre 2013

Precarietà e figli

Come si fa a essere precarie e mamme?
Con sano spirito di adattamento, ironia e capacità di improvvisare.

Quando la pupa primogenita frequentava l'asilo nido ho finalmente cercato di cambiare lavoro.
Sono caduta nel girone dei precari.

Durante quei due anni sono stata part-time al mattino, part-time mattino e pomeriggio, full time in un'altra città, full-time nella mia città, e ovviamente disoccupata.
Mi è successo di presentarmi nell'ufficio del mio compagno con la pupa e dire "mi hanno richiamato nell'azienda dove ho fatto il colloquio l'altro ieri, devo andare subito, tienila tu la bimba. Se mi dicono che mi prendono che rispondo? Se mi dicono di cominciare subito che faccio?"

Si sa che la prima impressione è importante. Presentarsi dicendo "posso iniziare anche domani" suona in tutt'altro modo che "mah, devo sentire dalla nonna/babysitter/mi devo organizzare, mi dia una settimana". E siccome di inizi ne ho avuti parecchi, ogni volta ho dovuto improvvisare.

In tutto questo, la nonna (e più avanti, raggiunta la pensione, il nonno) sono stati fondamentali.
Insieme al lavoro non-precario del padre delle mie figlie.
Quando lavori nello stesso posto da anni, hai meno da dimostrare, e di solito se anche ti assenti (perché ti hanno chiamato dall'asilo che tua figlia vomita) non ti guardano storto.
A meno che non temano un contagio, ma è un'altra storia.

Io che ho ricominciato a lavorare da un mese, non mi sento di allontanarmi. Perché so che il datore di lavoro per i miei 5 mesi di maternità ha patito la mia assenza. Perché ci ho lavorato 4 mesi in tutto e voglio che mi reputino affidabile. Perché ho stima del mio compagno e so che sa gestire un virus gastrointestinale, armato di secchio e pazienza.

I nonni sono un capitolo a parte.
Se non lavori e devi ricominciare da un giorno all'altro devi avere qualcuno di affidabile che tenga la pupa, e che lei conosca, e possibilmente senza troppi vincoli d'orario, perché i miei, di orari, sono stati variabili.
Altrettanta flessibilità non l'ho trovata negli asili, e sì che abito in Emilia-Romagna, dove i servizi all'infanzia sono invidiabili.
Gli asili nido iniziano a settembre. E se la maternità facoltativa la posso prendere solo fino a marzo?
Puoi chiedere il doposcuola, ma poi (di solito) lo paghi fino alla fine dell'anno, che lo usi o no. E se il mio contratto dura 4 mesi?
O la bimba frequenta fino alle 13.00, o fino alle 15.45, e i prezzi cambiano: 350 euro o 505, al mese.
E se prima lavoravo solo al mattino e da domani anche al pomeriggio? Niente, fai domanda di trasferimento per l'anno prossimo, anche se nella stessa struttura sono presenti entrambi gli orari. Ma io devo cambiare orario in gennaio, non a settembre. A settembre chissà dove sarò, cosa farò.

Insomma, c'è da migliorare. Ci abbiamo messo trent'anni per avere servizi all'infanzia (che comunque ci sono per un bimbo su due, e costano uno stipendio), non vorremmo mica dall'oggi al domani servizi flessibili per realtà flessibile?

martedì 1 ottobre 2013

Il papa è d'accordo con me

"I più gravi dei mali che affliggono il mondo in questi anni sono la disoccupazione dei giovani e la solitudine in cui vengono lasciati i vecchi"
(e chissà se da vecchia scriverò un blog sulla solitudine)
Qua l'intera conversazione del papa con Scalfari.