venerdì 23 novembre 2012

Vorrei una favola a lieto fine

Ecco. È successo proprio quel che desideravo tanto, anzi che temevo, e adesso sono in una tempesta di emozioni contrastanti che ben si abbinano con l'ormone sguinzagliato delle gravide e mi mette ko.

Per farla breve, mi hanno richiamato.

Il lavoro della mia vita, a 8 minuti da casa mia, mi ha richiamato per un secondo colloquio.
E io lo so, lo so che sono la persona giusta per loro. E nella mia presunzione, penso anche che questo colloquio possa, con buona probabilità, terminare con le fotocopie di carta d'identità e codice fiscale, ovvero con un contratto.

Mi sono accordata per vederci martedì.
Poi, dopo 10 minuti, li ho richiamati. Di aspettare fino a martedì non ne ho voglia.
Li ho richiamati per dire loro che aspetto un bebè, e anche se darei il braccio destro per quel lavoro, di iniziare nascondendo una cosa del genere non me la sento.
Naturalmente non c'era la persona con cui dovrei parlare, quindi ho solo lasciato detto che mi richiamino lunedì, che dobbiamo parlare di una cosa importante che forse annulla il colloquio di martedì.

Merda.

Merda merda.

Come vorrei che questa storia finisse come nei film, con loro che, stupefatte dalla mia correttezza, mi prendono lo stesso e durante quei 5/6/7 mesi di assenza si arrangiano. E io invecchio in quello studio, e chiudo il blog perché di precario non c'è più niente nella mia vita.

E invece finirà che diranno ah, ok, grazie per averlo detto e passeranno al prossimo candidato.

5 commenti:

  1. oh.. io ancora ci credo nel lieto fine... sto con anche le dita dei piedi incrociate!

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  2. Anche io credo nel lieto fine, ma non chiudere il blog: non sarebbe così "lieto" se no! ;)

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  3. A parte le dita incrociate... però... e se sta cosa della gravidanza non la presentassi come un problema ma, semplicemente, come un dato di fatto? Sei donna, sarai mamma. Fine. Non sei menomanta come lavoratrice. Li avvisi semplicemente che sei incinta. Il tuo lavoro lo potrai fare anche in telelavoro?

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    1. Infatti non voglio dire loro che non posso accettare il lavoro, ma che non voglio nascondere questa cosa.
      Il telelavoro è davvero improbabile, anche perché avrei bisogno di formazione.
      Non credo che abbiamo voglia di affiancarmi per quattro mesi, cercare e formare una sostituta e poi aspettarmi al rientro della maternità; il lavoro non è semplice ma io non sono neanche quella super professionista da tenersi stretti a tutti i costi

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    2. Ecco, forse, l'unica cosa che "cambierei" è di non partire dicendo: "Non voglio nascondere che sono incinta". Daresti l'impressione quasi di essere una bambina scoperta dopo aver fatto la marachella. Punterei più su un approccio del tipo: "A me la vostra proposta interessa. Tuttavia, prima di procedere con selezioni o altri incontri, vorrei farvi sapere che sono incinta. Se per voi non è un problema, continuiamo la selezione. Se è un problema, è stato un piacere."

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