sabato 21 marzo 2015

Consigli non richiesti/3 - Il colloquio


Provate a chiedervi: invertendo i ruoli, che persona cerchereste?

Poi, diventate quella persona.

Senza esagerare (se fingete vi beccano subito), però sforzatevi di dimostrare all'interlocutore che avete voglia di imparare, che siete pieni di entusiasmo e che siete di buon carattere: né musone, né aggressivo - a meno che non si voglia un clima competitivo in ufficio.


Ci si aspetta che siate curati: arrivare in orario, spegnere il cellulare, un aspetto decente. Di solito io non indovino mai, mi presento tiratissima e trovo un ambiente informale; in ogni caso, eviterei vestiti sexy (oddio... Dipende da qual è la mansione)

È piuttosto frequente essere in ansia per un colloquio, ma provate a viverlo con curiosità. Non siete solo esaminati: avete anche voi la possibilità di giudicare il posto. È un incontro tra due necessità, dovete entrambi scoprire se le esigenze coincidono.

Se venite da una lunga esperienza in una ditta, fate intuire perché ve ne andate: c'è chi finge di cercare un altro posto per minacciare le dimissioni e ottenere uno stipendio più alto.
Magari siete ai ferri corti col capo; fate capire che le cose sono cambiate, o che volete crescere professionalmente e dove siete adesso non c'è possibilità; non andate a lagnarvi, chi garantisce che non vi mettiate a  litigare con tutti anche nel nuovo posto?


Occhio alle domande a trabocchetto.
Ad esempio: "Come ti trovi nel posto dove lavori? Ne sentiamo tante" è un approccio amichevole per capire se sei un rompicazzo.

Fidanzati, figli, matrimonio: fare queste domande è discriminatorio. Ma le fanno lo stesso. Se non rispondete vi mettete in cattiva luce, se dite che non vedete l'ora di avere figli è un suicidio.
Allora, rispondete quello che vogliono sentirsi dire: nooo non sono fidanzata. E se siete spostate: noooo, ma che figli, troppo giovane. Anche se avete 35 anni. Non dite che aspettate la sicurezza economica, altrimenti non proporranno mai un contatto a tempo indeterminato, nemmeno tra dieci anni. Se avete già un figlio, il figlio unico è la vostra filosofia. Negate. Negate.

Se non siete sicuri che il posto non fa per voi, andate lo stesso convinti del contrario. Magari alla fine deciderete di non accettare: ma è sempre meglio che essere scartati.

Dovete sembrare motivati: voi siete tagliati per quel lavoro, la distanza dalla vostra abitazione non è un problema, l'orario di lavoro non vi interessa, anzi non vedete l'ora di avere il martedì libero e stare tutta la domenica in negozio.
Lo so che non è vero, ma tra chi è entusiasta e chi tentenna, voi chi scegliereste?

2 commenti:

  1. Ciao, per tanti anni ho incontrato i candidati ai colloqui di lavoro. In un decennio credo di aver incontrato migliaia di persone per le mansioni più diverse e ho visto che tanti si presentano a un colloquio di lavoro senza avere la minima idea di cosa raccontare di sè, oppure senza avere la minima idea che quell'incontro serve a farsi conoscere sotto la luce migliore. Non bisogna mai dimenticare qual è l'obiettivo dell'incontro per entrambe le parti: conoscere e farsi conoscere. Molti invece dopo qualche minuto lo dimenticano e partono per la tangente perdendo di vista l'obiettivo. Mai usare espressioni volgari, mai parlare male del datore di lavoro precedente (anche se si hanno tutte le ragioni), mai assumere toni confidenziali. "Non sono indiscrete le domande, sono indiscrete le risposte" mi sembra abbia detto O. Wilde. Nulla di più vero.

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  2. Una volta un mio concorrente, in sala d'aspetto per un colloquio, mi chiese: "per che posto è questo colloquio? Al telefono non ho capito bene"
    Chissà quante cose potresti raccontare...

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