giovedì 17 ottobre 2013

Precarietà e figli

Come si fa a essere precarie e mamme?
Con sano spirito di adattamento, ironia e capacità di improvvisare.

Quando la pupa primogenita frequentava l'asilo nido ho finalmente cercato di cambiare lavoro.
Sono caduta nel girone dei precari.

Durante quei due anni sono stata part-time al mattino, part-time mattino e pomeriggio, full time in un'altra città, full-time nella mia città, e ovviamente disoccupata.
Mi è successo di presentarmi nell'ufficio del mio compagno con la pupa e dire "mi hanno richiamato nell'azienda dove ho fatto il colloquio l'altro ieri, devo andare subito, tienila tu la bimba. Se mi dicono che mi prendono che rispondo? Se mi dicono di cominciare subito che faccio?"

Si sa che la prima impressione è importante. Presentarsi dicendo "posso iniziare anche domani" suona in tutt'altro modo che "mah, devo sentire dalla nonna/babysitter/mi devo organizzare, mi dia una settimana". E siccome di inizi ne ho avuti parecchi, ogni volta ho dovuto improvvisare.

In tutto questo, la nonna (e più avanti, raggiunta la pensione, il nonno) sono stati fondamentali.
Insieme al lavoro non-precario del padre delle mie figlie.
Quando lavori nello stesso posto da anni, hai meno da dimostrare, e di solito se anche ti assenti (perché ti hanno chiamato dall'asilo che tua figlia vomita) non ti guardano storto.
A meno che non temano un contagio, ma è un'altra storia.

Io che ho ricominciato a lavorare da un mese, non mi sento di allontanarmi. Perché so che il datore di lavoro per i miei 5 mesi di maternità ha patito la mia assenza. Perché ci ho lavorato 4 mesi in tutto e voglio che mi reputino affidabile. Perché ho stima del mio compagno e so che sa gestire un virus gastrointestinale, armato di secchio e pazienza.

I nonni sono un capitolo a parte.
Se non lavori e devi ricominciare da un giorno all'altro devi avere qualcuno di affidabile che tenga la pupa, e che lei conosca, e possibilmente senza troppi vincoli d'orario, perché i miei, di orari, sono stati variabili.
Altrettanta flessibilità non l'ho trovata negli asili, e sì che abito in Emilia-Romagna, dove i servizi all'infanzia sono invidiabili.
Gli asili nido iniziano a settembre. E se la maternità facoltativa la posso prendere solo fino a marzo?
Puoi chiedere il doposcuola, ma poi (di solito) lo paghi fino alla fine dell'anno, che lo usi o no. E se il mio contratto dura 4 mesi?
O la bimba frequenta fino alle 13.00, o fino alle 15.45, e i prezzi cambiano: 350 euro o 505, al mese.
E se prima lavoravo solo al mattino e da domani anche al pomeriggio? Niente, fai domanda di trasferimento per l'anno prossimo, anche se nella stessa struttura sono presenti entrambi gli orari. Ma io devo cambiare orario in gennaio, non a settembre. A settembre chissà dove sarò, cosa farò.

Insomma, c'è da migliorare. Ci abbiamo messo trent'anni per avere servizi all'infanzia (che comunque ci sono per un bimbo su due, e costano uno stipendio), non vorremmo mica dall'oggi al domani servizi flessibili per realtà flessibile?

5 commenti:

  1. I servizi non ci sono, inutile dire il contrario e ad organizzarci ci dobbiamo pensare da sole, i nonni sono una risorsa e beato chi può contarci (io per fortuna sono tra quelle), per il resto le alternative sono poche e comunque, come hai detto tu, tutte costano uno stipendio. Questa e' la realtà ed e' triste.

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  2. mah, forse è già un miracolo se non tolgono i servizi "tradizionali"... Viva i nonni, in ogni caso!

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  3. è tutto li: nei servizi. Io sinceramente me ne frego di quote rosa e di preferenze di genere. Non voglio scorciatoglie perchè sono donna, mica è una malattia. voglio che mi si dia la possibilità di essere madre, cosa che accidentalmente mi è biologicamente possibile, e di lavorare, con i ritmi di oggi, perchè io oggi lavoro!
    Come sempre: c'hai ragione!

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  4. I servizi sono necessari, per carità. Ma bisogna ripensare anche all'organizzazione del lavoro.
    Se avessi un asilo nido flessibile che mi permettesse, magari allo stesso prezzo, di ritirare la pupa alle 12.45 come alle 18.45 sarebbe un vantaggio, ma non so se lo farei.
    Quel che farei al volo, invece, è avere il part time. Se non per me, che ho una "carriera" da consolidare, almeno per lui.
    Mi rammarico sempre di come mia figlia "grande" ha dovuto adattarsi in questi anni ai cambiamenti. Da un giorno all'altro, anziché passare i pomeriggi con me li passava con un nonno che fino al mese prima lavorava e quindi vedeva solo alla domenica. E meno male che c'era la possibilità. E poi che ci è andata bene, che in questi anni non ho lavorato su turni come quando ero cassiera, che almeno a cena e alla domenicai siamo stati sempre tutti a casa.

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    1. Purtroppo organizzare il lavoro in modao che per tutti ci sia il part time, e' difficile, già avere un servizio sarebbe un aiuto e punterei molto sui nidi aziendali che qui sono chimere.

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