lunedì 20 agosto 2012

Meno 10

Eccomi dunque a meno 10 giorni dalla fine della mia avventura in questa azienda. Peccato, certo. Per imparare quel che ho imparato avrei lavorato gratis, invece la paga minima, qua, è il 50% più di quanto abbia mai preso. (No, dai, non esageriamo. Solo il 41,25%).

Mi chiedo tuttavia se il mio idillio sia dovuto, almeno un pochino, al fatto di essere a termine.
Quel che non andava bene, quel che non capivo, i colleghi antipatici e i lavori noiosi: pazienza, tra un po’ me ne vado.
Le cose migliori: la convivenza serena con praticamente tutti i colleghi, una mole di lavoro mai eccessiva, tornare a casa alle 17.30, la paga che include anche la mensa, un lavoro che adoro: oh che peccato, tra un po’ me ne vado.
Magari rimanendo qua, che so, per 3 o 4 anni, o anche per 17 come la mia collega, vedrei anche io le magagne.
Che comunque non sono mai “io vado in ferie, arrangiati tu” con le buste paga di 190 persone da chiudere, e nemmeno una busta decurtata del 17% perché sono stata malata (ogni riferimento non è puramente casuale).
Tra qualche giorno rientra la titolare, ovvero la persona che sostituisco. Faremo una settimana di affiancamento, visto che lei, tra maternità anticipata, obbligatoria, facoltativa e due mesi di ferie è stata a casa un bel pezzo.
Io adoro questa persona.
Perché è quella che, indirettamente, mi ha permesso di sapere che le aziende serie e belle esistono (non tutti la definirebbero così, soprattutto gli interinali che in agosto interrompono e poi ricominciano il contratto – ma almeno sono pagati decentemente).
Qualche giorno fa un collega, che è anche amico suo (lo chiamerò Diego-non-tace per la sua discrezione), con un giro di parole mi ha fatto sapere che lei non si ricordava più se aveva diritto ai riposi giornalieri per il bebè.
Non si ricordava nel senso che, lavorando nell’ufficio personale, era il genere di consulenza che gli altri chiedevano a lei.
Ho pensato: andiamo bene.
Ho detto: certo che ne ha diritto. Anzi, dille di chiamare subito il capo per mettersi d’accordo sull’orario, perché lui domani parte per le ferie. Grazie grazie, mi ha detto Diego-non-tace, e non dirle che te l’ho detto.
Ho pensato: ah, i segreti dell’adolescenza.
Ho detto: figurati, te lo dico volentieri, solidarietà tra mamme.
E dopo un quarto d’ora mi chiama lei, la titolare della mia poltrona.
Che non era stata informata, evidentemente, del fatto che “io sapevo” della sua amnesia, e comincia a snocciolare i suoi diritti, e come li userà, e forse no, perché in agosto c’è tanto bisogno di lavorare e forse c’è bisogno di entrambe, lei ed io.
E io, che da due settimane mi guardo intorno con occhi bovini pieni di noia e archivio ogni alito di carta per tenerle la scrivania sgombera, in vista del rientro, le dico: ma guarda che sono in pari. Anzi.
E lei mi contraddice.
Lei, che è a casa da quasi due anni, mi racconta che il mese di agosto è terribile, vuoi per il fatto che lei in agosto va in ferie e quando torna c’è un sacco di lavoro (ma io non sono andata in ferie), vuoi perché c’è da fare questo e quello (ma sono lavori scaglionati, a cui sto dietro egregiamente), e insomma, speriamo che in due ce la facciamo.
Io sono attonita. Trovo del tutto ingiustificata quest’ansia.
Inoltre non capisco perché debba contraddirmi. Ti ho detto che è tutto sotto controllo, no? Avrò bene un’idea di quel che c’è da fare. Ho gestito da sola per questi mesi la tua postazione di lavoro, perché d’improvviso secondo te c’è bisogno di due persone?
Io, incapace di autostima, rimango perplessa davanti a tanta sicumera (=sicurezza esibita).
Il problema, invece, è che lei deve riprendere in mano tutto: non solo i programmi (che non sono semplici), ma le normative, che nel frattempo sono cambiate, e le procedure, che spesso sono complesse. Le mansioni sono ampie, ci si relaziona con un sacco di gente, e vorrei aiutarla in questo, non nel chiudere i cartellini.
Forse è preoccupata per questo, ed esibisce spavalderia per mascherare insicurezza.
Fatto sta che sono già contenta di lavorare al suo posto e non al suo fianco.

6 commenti:

  1. ah ah hai dovuto spiegare il significato di "sicumera" perchè era troppo "tecnico"? :D

    comunque torniamo sempre al discorso che non è detto che se qualcuno è seduto in un certo posto...
    ciao!

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    1. Dal Devoto Oli: sicumera, sec. XVI, etimo incerto.
      In realtà pensavo fosse dialettale :)

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  2. Questo post e' un esempio, un esempio di quante persone valide ci siano a "spasso", un esempio di quanto siano chiusi gli occhi di chi ci "governa", un esempio di quanto sia importante e produttivo creare opportunità, un esempio di quanti giovani vorrebbero ma...., un esempio sul valore inutilizzato e sulle buone idee non ascoltate, un esempio da prendere, per l'appunto, come esempio per creare un'Italia migliore. Ciao!!!

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    1. mammapiky, sono corsa a rileggere il post, mi hai fatto troppi complimenti :D
      In realtà io amo il mio lavoro e vorrei farlo con tranquillità, tutto qui. Senza competizioni, pare, timori. Spero che verrà anche per me l'occasione!

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  3. Non mi farei troppi problemi per la sicurmera della tua sostutuita.

    Tutto sommato è umano ed è comprensibile che quando parla con la sua sostituta, che è lì da due mesi (mentre lei c'è stata anni) e che ha probabilmente venti anni meno di lei, senta il bisogno di riaffermare il suo ruolo e forse anche un po' di marcare il territorio.

    Piuttosto mi affretterei a confermare ogni sua ansia, per lucrare qualche settimana in più di affiancamento.

    Adri

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    1. Innanzitutto ti ringrazio per avermi dato della ragazzina: se la mia sostituita è a casa con un figlio piccolo e ha 20 anni più di me, sono un'adolescente ;)

      Hai detto bene, probabilmente desiderava solo marcare il territorio. Assolutamente inutile, dato che la fine del contratto coincide con il suo ritorno, c'è scritto nella mia lettera d'assunzione e non ci si può fare niente.

      L'idea di alimentare le sue ansie non è male, cercherò di sfruttarla - boycot titolare!

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